Coevoluzione di siti e motori di ricerca

ovvero il degrado della qualità dei contenuti ad opera del SEO

SEO o non SEO questo è il dilemma

Traduzioni:

Come un organismo vivente cerca di sopravvivere all’ambiente ostile che lo circonda vincendo la concorrenza degli altri organismi, così un sito Web cerca di posizionarsi più in alto possibile nei risultati di un motore di ricerca, perché il suo cibo sono le visite che riceverà a discapito dei siti concorrenti.

Google, ormai motore di ricerca per antonomasia, forte del suo predominio incontrastato, decreta quale sito vivrà o morirà sotto l’egida del suo algoritmo di indicizzazione dei contenuti.

Google è dunque l’ambiente con cui devono misurarsi i siti web o meglio i loro creatori umani e per questo schiere di essi si dedicano all’ottimizzazione dei siti per i motori di ricerca, arte ormai nota ai più con l’acronimo inglese SEO.

Se da un lato l’algoritmo di Google si evolve nel tempo cercando di premiare i siti di qualità, dall’altra parte i siti web si evolvono di pari passo per far capire al suddetto algoritmo di essere di qualità e assolutamente pertinenti alla chiave di ricerca del navigatore della rete.

L’evoluzione di Google è ben lungi dal valutare la qualità di un sito quanto farebbe un umano e questo fa sì che tutta l’arte del SEO, invece che produrre siti di qualità per un essere umano, spinga l’evoluzione dei contenuti e della struttura delle pagine web, in modo che agli occhi di un algoritmo di indicizzazione risultino di massima pertinenza per una chiave di ricerca a discapito di tutto il resto.

SEO, o non SEO, questo è il dilemma:
se sia più nobile dilettar la rete con abile prosa
o compiacerne il censore con ridondanze e banale fraseggio?
Negli ultimi posti fra gli ignoti o in cima ai risultati?

E così ogni autore di contenuti si imbatte nel suddetto dilemma shakespeariano. Scrivere seguendo il proprio estro letterario o piegarsi a Google, censore della rete, e scrivere testi semplici, banali con le possibili chiavi di ricerca ripetute alla noia e poste ad arte nel testo placando l’istinto naturale del cercar sinonimi?

Essere l’autore di un sito che eccelle nella qualità dei testi e nell’organizzazione di contenuti, ma nell’oblio, o l’autore di un sito furbo da far esplodere il grafico di Google Analytics?

In un mondo ideale con un Google perfettamente in grado di valutare la qualità e la pertinenza di un sito, l’arte del SEO non esisterebbe. Nel mondo reale esiste e l’evoluzione della specie ha prodotto siti in cui ogni pagina è finalizzata a soddisfare al meglio una chiave di ricerca, con le seguenti aberrazioni.

L’essere umano si rivolge ormai ai motori di ricerca ed agli assistenti vocali degli smartphone con un linguaggio naturale e pertanto pone delle domande.

Come posso essere primo nei motori di ricerca?

Come possono guadagnare con Internet?

Come faccio a perdere peso?

Quante uova posso mangiare alla settimana?

Chi ha vinto le elezioni USA?

Per ogni domanda ormai si trova in rete una pagina web avente per titolo la domanda posta dall’umano e Google rileva in tale pagina una ovvia pertinenza e pertanto la pone ai primi posti dei suoi risultati. Questo spinge gli autori di un sito ad evitare di trattare in modo organico un argomento, ma di suddividerlo in una miriade di pagine, in modo che ognuna soddisfi un particolare interrogativo. Ogni pagina inoltre deve essere ricca di testo per essere ben vista da Google, ma per ogni argomento non è possibile scrivere un trattato, pertanto gli stessi contenuti si ritrovano duplicati e frullati nella suddetta miriade di pagine.

Di fatto i siti di mera consultazione di informazioni tipo alimentazione, fitness, economia e giardinaggio per fare solo qualche esempio, nei primi posti delle ricerche di Google non hanno alle spalle una redazione volta ad ordinare in maniera organica i vari temi del sito rimuovendo inoltre contenuti obsoleti o ridondanti. Il motto di fatto è: «Più ce n’è meglio è!». Quindi si pagano persone per scrivere contenuti a iosa, perché, altro fatto, Google premia i siti in continuo aggiornamento. Lo stesso argomento, anche se di per sé, potrebbe essere trattato in una sola paginetta, viene ripetuto in mille varianti da mille autori diversi. Se poi consideriamo che molti siti si copiano a vicenda il risultato in termini di qualità dei contenuti è devastante. Alla fine una pagina al primo posto per una chiave di ricerca può trattare malamente un argomento a dispetto di una di qualità, ma con un cattivo posizionamento nelle pagine dei risultati (SERP).

Mentre nel mondo dei programmi sono questi a dover essere progettati, in modo da adattarsi sempre meglio al comportamento degli utenti, nel mondo dei motori di ricerca sono invece gli uomini a doversi adattare ad un algoritmo di indicizzazione e lo fanno con fervore, visto che il vero motore di tutto non è Google, ma gli introiti che un sito popolare può generare.

In definitiva ottimizziamo sì i siti web, ma non troppo...

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